Quando la voce “non sta bene”. La disfonia in età evolutiva.

L’utilizzo della voce per comunicare con gli altri è esclusiva dell’uomo. Nei primi mesi di vita il pianto è l’unico strumento per comunicare bisogni e sentimenti. Il neonato è dotato di corde vocali corte e piccole e produce un pianto acuto (350-400 Hz) e assordante (80-90 dB) fino ad iniziare a controllare i suoni vocali intorno al terzo mese di vita. In situazione di benessere il bambino produce vocalizzi che ripete per divertimento, fino alla conquista delle prime parole e dell’uso intenzionale del linguaggio. 

La disfonia infantile

I disturbi di voce in età pediatrica, detti disfonie infantile, colpiscono oltre un milione di bambini nel mondo; i maschi, solitamente più agitati e “urlatori abituali”, sono colpiti da “noduli” delle corde vocali con un rapporto doppio rispetto alle femmine. “Disfonia” (dal greco: asprezza di suono) indica un’alterazione quantitativa e/o qualitativa della voce, con variazioni di intensità, frequenza e timbro, alterata sensibilità faringo-laringea e sensazione di sgradevolezza e vergogna per la propria voce. 

I suoni pronunciati nascono dell’aria che, durante l’atto espiratorio, mette in vibrazione le corde vocali. Il suono viene poi amplificato a livello laringeo e articolato in parole a livello della bocca. 

Il sistema fonatorio del bambino è estremamente delicato e può dare facilmente disfonia legata a variabili come la sua personalità e l’ambiente in cui vive. 

Quali sono i fattori di rischio?

I principali sono l’abitudine familiare all’abuso vocale (abitudine a gridare) e situazioni ad alta competitività verbale fra coetanei in una costituzione predisposta a sviluppare una disfonia. 

Aggravanti sono tutte quelle caratteristiche di introversione o aggressività nate da situazioni conflittuali domestiche (carenza d’ascolto, scarsa fiducia nell’esprimersi, desiderio di attrarre l’attenzione, competitività tra fratelli) o scolastiche all’interno della classe (competitività tra compagni, situazioni di derisione, bullismo). 

Cosa succede alla laringe?

La laringe del bambino reagisce all’abuso infiammandosi fino a formare lesioni nodulari. -in questa fase la rieducazione logopedica ha maggiore possibilità di successo. 

Col passare del tempo se permane l’abuso vocale la corda si allunga e i noduli si ingrossano, con compromissione della muscolatura laringea e della voce che si fa debole e rauca. Normalmente il bambino diventa sintomatico se questa situazione perdura nel tempo ed è solo a questo punto, con una disfonia ormai avanzata, che il genitore si rivolge al medico per la frequente perdita della voce a seguito di eventi vocali stressanti (es. gita scolastica, festa di compleanno). 

Quali sono i suggerimenti comportamentali e le buone norme di igiene vocale?

L’adulto dovrà dare egli stesso l’esempio per un buon uso della voce. Se il genitore comunica con i propri figli urlando, a lungo andare otterrà che il bambino starà attento alle parole dell’adulto solo quando vengono superati gli 85 dB. Al contrario, l’utilizzo di un volume basso attrarrà maggiormente l’attenzione. 

Occorrerà evitare di parlare a lungo da una stanza all’altra o da una distanza eccessiva; ai fini di ottenere una comunicazione efficace anche dal punto di vista affettivo è bene abbassarsi e portarsi all’altezza del bambino. 

Importante è anche la riduzione dell’inquinamento da rumore (volume elevato del televisore o della radio, chiacchiericcio di molte persone); non interrompere chi sta parlando lasciando all’altro il tempo di rispondere, oltre che segno di educazione, permette di sentire e di farci ascoltare meglio. 

Utile per idratare la mucosa laringea è bere spesso durante la giornata e inspirare dal naso attraverso una garzina bagnata così come evitare ambienti con uso eccessivo di riscaldamento o condizionatore. Infine è sempre utile rallentare i ritmi di vita, lasciando al bambino il tempo di giocare e riposare, trovando momenti di calma e ascolto. 

Cosa fa il logopedista? 

La presa in carico del bambino disfonico avviene sempre su suggerimento del medico specialista in Foniatria o Otorinolaringoiatria. Il trattamento dovrà risultare divertente e gli esercizi proposti a casa dovranno essere facili. 

La rieducazione fonatoria ha come presupposti di base l’impostazione di una respirazione adeguata che permetta una efficace emissione vocale e l’individuazione di una postura priva di tensioni che faciliti il parlare. Occorre spiegare al bambino gli errori da evitare come “raschiare la gola” o parlare in modo troppo veloce. 

Obiettivo sarà quello di insegnare a riconoscere quando è proprio necessario alzare il volume della propria voce e come urlare senza affaticare il sistema fonatorio. Essere “padroni della propria voce” significa poter decidere in autonomia quando e come usare la voce al meglio a seconda del momento. 

Dott.ssa Franzon


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