Quando deglutire diventa difficile

Bere un caffè al bar, gustare un cioccolatino, mangiare una pizza con gli amici: atti semplici e scontati correlati al bisogno naturale di sopravvivere, attraverso l’apporto di sostanze nutritive, ma anche al piacere di mangiare o alla condivisione con altri del momento di assaporare buon cibo accompagnato magari da un bicchiere di vino. Così il pasto assume tanti significati fino a diventare occasione di festa. Bisogno, desiderio, pretesto: un’attività, quella del mangiare e bere, che presuppone l’abilità di deglutire ossia, di far transitare sostanze liquide, solide o gassose dall’esterno allo stomaco attraverso un complesso atto neuromuscolare che viene allenato sin dalla vita prenatale (il feto inizia a succhiare il pollice e a deglutire liquido amniotico) e che è destinato a durare tutta la vita se non intervengono eventi avversi. 

La coordinazione ed il perfetto funzionamento di tale meccanismo sono necessari per permettere al cibo di prendere la corretta via faringo-esofagea (che porta allo stomaco) e non la via laringo-tracheale che porta ai polmoni (cibo che va “di traverso”) causando tosse o la terribile sensazione di soffocamento.

Le patologie della deglutizione dette disfagie sono molteplici sia in età pediatrica che adulta o geriatrica (dell’anziano); gli specialisti di tali disturbi sono i foniatri e i logopedisti.

Occuparsi della disfagia è importante dato che tale disturbo comporta rischi altissimi per la salute e talvolta anche la possibile morte per soffocamento.  I segni della disfagia sono rappresentati da: tosse durante o dopo l’atto deglutitorio, voce gorgogliante, tempi prolungati per assumere un pasto, ristagno di alimento in bocca, febbre non legata ad altre cause. Il paziente può lamentare fastidio nel deglutire, o avere la sensazione che il cibo rimanga in bocca o in gola. Molto frequentemente si osservano difficoltà maggiori nel deglutire i liquidi come l’acqua rispetto ad alimenti solidi. Le cause più frequenti di tali disturbi sono rappresentate, nel soggetto adulto, da malattie neurologiche tra cui, in particolare, l’ictus cerebrale. Ora, questo evento comporterà anche altri deficit e richiederà un ricovero ospedaliero durante il quale la disfagia sarà gestita secondo le linee guida. 

La disfagia può più frequentemente manifestarsi nel soggetto anziano anche senza una causa neurologica: il meccanismo deglutitorio può deteriorarsi in modo fisiologico e, in questo caso, si parla di presbifagia. Si osservano segni di rallentamento accompagnati da rigidità della lingua, delle labbra e dell’orofaringe; la salivazione può risultare scarsa, può coesistere la perdita della sensibilità orale tattile e gustativa. A questo può aggiungersi una diminuzione del desiderio e motivazione ad alimentarsi. 

In altri casi, patologie cerebrovascolari possono causare, in assenza di danni motori, disturbi della deglutizione. Le difficoltà diventano più evidenti soprattutto per un osservatore e sono rappresentate dai segni sopra descritti. Frequentemente il paziente non ne è consapevole spesso a causa di un concomitante deterioramento delle funzioni cognitive.

Per questi motivi conoscere il problema disfagia risulta utile ai fini di un approfondimento diagnostico e della prevenzione di possibili complicanze tra cui la malnutrizione, la disidratazione e le polmoniti ab ingestis (da aspirazione di cibo nelle vie aeree).

Il medico curante potrà richiedere una visita foniatrica o otorinolaringoiatrica. Il logopedista si occupa della riabilitazione della deglutizione, laddove possibile, con tecniche “restituive” della funzione lesa o tecniche di compenso suggerendo, ad esempio, alimenti più facili da deglutire ed eventuali posture facilitanti. 

In linea generale è opportuno che la persona affetta da disfagia metta in atto, anche con l’aiuto dei care-givers, cioè di alcune precauzioni comportamentali quali mangiare lentamente, fare boli di piccole dimensioni, detergere la gola con qualche  colpo di tosse ed effettuare una successiva deglutizione di saliva.  L’igiene del cavo orale e dei denti è raccomandata per evitare il rischio di eventuali polmoniti da aspirazione di saliva e secrezioni infette. In tutti i casi, solo la valutazione specifica potrà permettere una corretta gestione del problema e garantire la sicurezza del paziente oltre che l’efficacia delle procedure.

Dott.ssa Franzon


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